La Spada Di Roma by Simon Scarrow

La Spada Di Roma by Simon Scarrow

autore:Simon Scarrow
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9788854130715
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2011-04-03T22:00:00+00:00


CAPITOLO DICIANNOVE

«Muovetevi, femminucce addormentate!», tuonò Ortensio infilando la testa nella tenda di Macrone. Quest’ultimo si era immediatamente addormentato sulla sua branda e russava producendo un rombo profondo. In un angolo c’era Catone, accasciato su un tavolo su cui aveva iniziato a compilare il rapporto delle perdite della Sesta Centuria prima che il bisogno irresistibile di riposare prendesse il sopravvento. Anche tutti gli altri uomini si erano addormentati rapidamente nelle tende della centuria, così come il resto della Quarta Coorte. Tutti tranne il centurione Ortensio. Dopo aver dato disposizioni per i feriti e ordinato la preparazione di pasti caldi per i suoi soldati, era andato a fare rapporto.

Ritrovarsi in presenza non solo del legato ma anche del comandante supremo di tutte le forze romane in Britannia era stata una bella sorpresa per lui. Seppur stanchissimo, Ortensio era rimasto sull’attenti con gli occhi fissi davanti a sé mentre narrava la breve storia della ricognizione presso la Quarta Coorte. Dettagli nudi e crudi, senza alcun abbellimento, descritti senza manifestare alcuna emozione, così come ci si aspettava da un professionista di lungo corso. E rispondendo alle domande nella medesima maniera. Mano a mano che riferiva e replicava, Ortensio si rese conto che il generale voleva sapere più di quanto lui fosse in grado di dirgli. Quell’uomo sembrava ossessionato da ogni minimo dettaglio riguardante i druidi, e rimase addirittura atterrito quando Ortensio gli raccontò dell’uccisione dei prigionieri per mano di Diomede.

«Li ha uccisi tutti?»

«Sì, signore».

«Cosa ne avete fatto dei corpi?», chiese Vespasiano.

«Li abbiamo gettati nel pozzo e poi l’abbiamo coperto di terra. Non volevo che ciò potesse servire da pretesto ai loro compagni per darci del filo da torcere».

«No, certo che no», rispose Vespasiano lanciando una rapida occhiata al generale. Le domande proseguirono ancora per un po’ prima che Plauzio si placasse e gli facesse bruscamente segno di andarsene. Vespasiano non apprezzò affatto il modo informale con cui il generale aveva congedato il veterano.

«Un’ultima cosa, centurione», disse Vespasiano.

Ortensio si fermò e si voltò. «Signore?»

«Hai fatto un eccellente lavoro. Dubito che altri uomini sarebbero stati in grado di guidare la coorte come hai fatto tu».

Il centurione chinò leggermente la testa in segno di ringraziamento per la lode. Vespasiano, però, sembrava non aver terminato. E pose particolare enfasi sulle parole che disse immediatamente dopo: «Immagino ci sarà una menzione o un riconoscimento per il tuo lavoro…».

Il generale sollevò gli occhi. «Ehm, sì… sì, naturalmente, un riconoscimento».

«Molto gentile, signore», rispose Ortensio indirizzando la risposta al suo legato.

«Affatto, è tutto meritato», replicò seccamente Vespasiano. «E ora, un’ultima cosa. Saresti così gentile da mandarmi il centurione Macrone e il suo optio? Subito, se possibile».

Catone aveva immerso la testa in un barile d’acqua gelida in modo da avere un’aria più sveglia in presenza del legato, e quando con Macrone entrò nella tenda del quartier generale era in uno stato pietoso. Aveva i capelli scuri incollati sulla fronte e dai lati del naso gli colavano gocce d’acqua sulla tunica formando grosse macchie scure. Macrone lo guardò con la coda dell’occhio e aggrottò la fronte, totalmente ignaro di quale fosse il proprio aspetto.



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